La nascita del Grissino

Il grissino è un classico dell’alimentazione torinese.

Sembra che i Ghersin, come si dice in piemontese, siano stati inventati dal fornaio torinese Antonio Brunero nel XVII secolo, per il figlio ammalato del Duca di Savoia, su indicazione del medico Teobaldo Pecchio di Lanzo. Il ragazzo guarì e diventò Vittorio Amedeo II.

Per fare i grissini occorrevano innanzitutto ben 4 provetti operai, chiamati Stiror, Tajor, Coureur, e Gavor.

La manipolazione veniva eseguita prima con l’impasto di una forma setacciata larga 8 cm circa, tirata dallo Stiror (colui che stira) e divisa in pezzi di circa 3 cm dal Tajor (colui che taglia).

Li riprendeva quindi lo Stiror che allungava i bastoncini di 1 metro e 20 ciascuno, in pratica l’ampiezza delle braccia allargate.

Il Coureur deponeva su una paletta strettissima e lunga fino a 4 metri due bastoncini e la introduceva nel forno alla piemontese, riscaldato a legna di pioppo.

Terminata la cottura, il Gavor (colui che toglie) estraeva i bastoni dal forno e li spezzava in due.

Nel 2003 la Sagra del Grissino ha accompagnato l’inaugurazione dell’ ANTICO FORNO COMUNALE, passato da posto di lavoro a luogo di vita sociale. L’antico edificio del Forno Comunale risale all’ 800. In tutta Gassino erano allora tre le strutture adibite dalla municipalità al pubblico servizio di panificazione.

Con i primi anni del ‘900 rimase in funzione solo il forno di Via Mazzini, affidato dal Comune ad un conduttore che ne pagava l’affitto.

Molti contadini, provenienti dalle campagne gassinesi, si recavano ogni due o tre settimane presso il Forno per far cuocere il pane.

Quando il raccolto veniva portato a macinare si otteneva una farina ricca di crusca, questa dava vita ad un tipo di pane scuro che durava per molti giorni.

Quando la scorta finiva si preparava in casa la pasta di pane che sarebbe poi stata portata a cuocere nel Forno. Il rito della panificazione iniziava la sera prima quando il fornaio indicava l’ora alla quale presentarsi l’indomani con il pane da cuocere.

Ogni settimana Via Mazzini era ostruita dal carro che portava le fascine da bruciare.Proprio queste erano le più adatte per produrre il calore necessario alla cottura. Per preservarle dall’umidità erano immagazzinate nel sottotetto del Forno. Quando servivano, venivano poi calate attraverso una botola ancor oggi presente nel soffitto.

Dal 2003, ogni anno, durante la Sagra del Grissino, l’Antico Forno Comunale torna a svolgere il ruolo che ha svolto per tanti e tanti anni quale centro di aggregazione della cittadina di Gassino.